Privacy Policy Note sulla storia della Fondazione per l’Istruzione Agraria in Perugia
Franco Mezzanotte Vol. 1, n. 1 (2009) Città Conoscenza

Note sulla storia della Fondazione per l’Istruzione Agraria in Perugia

Veduta della Fondazione per l'Istruzione Agraria in Perugia
1 La Fondazione per l’Istruzione Agraria in Perugia

 

Si celebrano quest’anno i 150 anni dai fatti del 20 giugno 1859, dei quali non starò qui a parlare, vista la grande pubblicistica che in un secolo e mezzo si è venuta accumulando per celebrare o deprecare quei fatti, che hanno in qualche modo segnato l’immaginario collettivo dei perugini, che hanno visto in essi la concretizzazione del desiderio di riscatto dalla dominazione dello Stato della Chiesa, iniziata nel 1540 dopo la infelice, drammatica esperienza della “guerra del sale”, l’ultimo tentativo, fuori dai tempi e dalla storia, di tenere in piedi la città-stato, il vecchio Comune di Perugia. A conclusione della settimana di insurrezione ci fu la sconfitta dei patrioti e la loro fuga, propiziata e protetta dai monaci benedettini di S. Pietro, che già il giorno precedente allo scontro decisivo con le truppe dello Stato pontificio, avevano, su esplicita richiesta dei capi degli insorti, messo a disposizione il complesso abbaziale per farne un luogo di ricovero e di infermeria per chi ne avesse avuto bisogno. Ma la partecipazione dei monaci si estese anche alla protezione di alcuni dei patrioti ricercati, che, rifugiatisi nel monastero, vennero nascosti nei luoghi più impensati fino a quando poterono fuggire.
L’anno seguente anche Perugia entrava a far parte del nuovo Regno d’Italia e il Commissario straordinario per le Provincie dell’Umbria, Gioacchino Napoleone Pepoli, nominato a tale incarico il 12 settembre 1860, emetteva il giorno 11 dicembre 1860 un decreto che, riprendendo in questo la vecchia legislazione di età napoleonica, determinava la soppressione delle Corporazioni religiose, dei Capitoli delle Chiese collegiate, delle Cappellanie etc. etc. e trasferiva tutti i loro beni, mobili e immobili, alla proprietà dello Stato. Facevano eccezione a questa soppressione le istituzioni dei Padri Scolopi, dei Fatebenefratelli, le Cappuccine di Città di Castello, tutti ordini impegnati nell’assistenza o nell’insegnamento, cui il neonato Regno d’Italia non era ancora in grado di provvedere, ma anche i Francescani conventuali della Basilica di S. Francesco in Assisi, per la tutela e la conservazione del patrimonio artistico, ed infine i monaci benedettini cassinesi dell’Abbazia di S. Pietro in Perugia, per meriti patriottici, cui sarebbe stato consentito di mantenere in usufrutto i propri beni fino a quando la comunità monastica non si fosse ridotta ad un numero di monaci inferiore a tre, dopo di che tutto sarebbe passato allo Stato. Ma come utilizzare il grande patrimonio agrario dell’abbazia? Tanto più che le dissestate finanze del nuovo Regno avevano un disperato bisogno di introiti e quindi la tentazione di frantumare e vendere all’asta i beni agrari era sempre dietro l’angolo.
A questo punto intervenne la genialità di un monaco di Milazzo, presente nella Comunità perugina, dom Emanuele Lisi, che era riuscito ad ottenere dallo stesso Cavour il riconoscimento di parrocchia monastica (e le parrocchie non erano state soppresse) per i Benedettini di Assisi, creando poi una colonia agraria sulle terre del monastero. Dom Lisi suggerì all’abate di S. Pietro, dom Placido Acquacotta, di fondare una colonia agraria anche sulle terre del monastero di S. Pietro, che venne inaugurata il 5 gennaio 1862: gli studi di Antonio Mencarelli su dom Emanuele Lisi e dell’Abate dom Giustino Farnedi, riferiti alle vicende della colonia di S. Pietro, illuminano con molta cura e precisione gli avvenimenti di cui stiamo parlando. Il successo per la nuova attività fu immediato ed anche molto grande: si apriva la possibilità di creare una cultura scientificamente valida in campo agrario con l’apprendimento di una vera professione, ma anche con la possibilità di sperimentazioni che potevano portare enormi migliorie in un settore assolutamente arcaico nei modi della produzione e nella qualità della stessa.

Una delle sale all'interno della Fondazione per l'Istruzione Agraria in Perugia
2 Interno della Fondazione per l’Istruzione Agraria in Perugia

 

Alla colonia venivano ammessi giovani dagli otto ai dodici anni, organizzati in “gruppi-famiglie”, che fornivano non soltanto una adeguata preparazione tecnico-professionale, ma anche una buona educazione culturale. Alla Colonia si rivolsero anche le Autorità, destinando ad essa i giovani devianti o considerati a rischio di devianza: si veniva così a riconoscere, anche da parte dei Ministeri dello Stato, il forte valore educativo e morale che la nuova istituzione propugnava. D’altra parte questo è anche il periodo storico che vede in azione don Giovanni Bosco e don Leonardo Murialdo e la nascita dei loro centri di aggregazione e preparazione al lavoro per i ragazzi e i giovani in tutta Italia. La Colonia prosperava ed aveva successo, ma la comunità monastica si andava progressivamente ed inevitabilmente riducendo, facendo vedere sempre più prossimo il momento in cui si sarebbe raggiunto il fatale momento degli “inferiori a tre” e quindi facendo scattare la requisizione a favore dello Stato. Questo provocò il declino, a partire dai primi anni ottanta, della stessa Colonia.
Ma un potente seme era stato ormai gettato e in Perugia si aprì un forte dibattito su cosa fare e su come non perdere un patrimonio di esperienze, ma anche di beni, che sarebbe stato incamerato dallo Stato. Nell’aprile del 1885 partì da Perugia una pressante ed argomentatissima richiesta rivolta al Governo a firma di Reginaldo Ansidei, in cui si mettevano insieme gli auspici di varie amministrazioni dell’Umbria con quelli della municipalità perugina, che invitavano le Autorità nazionali a procedere alla creazione di un Istituto agrario, derivante dall’esperienza della Colonia. Ad esso dovevano essere conferiti tutti i beni dell’antica Abbazia per farne un centro di studi e di ricerca in campo agrario, potendo contare su un grande patrimonio di terre che potevano e dovevano essere utilizzate come campi sperimentali, a stretto contatto con l’Università di Perugia.
Il 10 luglio 1887 la legge n. 4799 assegna i beni dei Benedettini ad un Istituto di Istruzione agraria «da fondarsi» a Perugia. Il 21 gennaio 1892 con il regio decreto n. XXII si costituisce l’Ente morale autonomo con il patrimonio della soppressa casa religiosa dei Benedettini Cassinesi di S. Pietro con la denominazione di Fondazione per l’Istruzione agraria in Perugia e ne viene approvato lo statuto. Da questo momento si conclude la millenaria esperienza della presenza benedettina in Perugia e si apre una nuova fase che prevede una attività didattico-scientifica da portare avanti in stretta relazione con l’Università di Perugia. Alla fondazione viene anche affidata la custodia e la protezione dell’enorme patrimonio storico-artistico che mille anni di storia hanno accumulato in S. Pietro.
Nel 1896 dalla stretta relazione tra Fondazione ed Università nascerà la Facoltà di Agraria che potrà addottorare i suoi studenti dal dicembre del 1900. Ma la nascita della Facoltà non fa decadere la Fondazione, che resta la proprietaria dei beni mobili ed immobili appartenuti ai Benedettini e che ospita la stessa Facoltà nei suoi locali, così come cede i propri terreni per farne campi sperimentali e luoghi privilegiati di ricerca. Alla Fondazione spetta anche il dovere di tutela e conservazione dei beni storico-artistici, dall’Archivio storico, preziosissimo per la continuità e il contenuto dei suoi documenti, alla Chiesa di S. Pietro e alle rocche di Casalina e di S. Apollinare.
La storia della Fondazione per l’Istruzione agraria in Perugia ha visto momenti di splendore ed altri di difficoltà, particolarmente per lo stretto legame con l’Università, seguendone i periodi di crisi e di ripresa e dovendo inoltre sostenere le difficoltà legate ad una gestione diretta del patrimonio agrario, che ha risentito delle vicende comuni a tutte le attività agricole degli ultimi 50 anni in Italia. Lo statuto della Fondazione, più volte aggiornato nel corso dello scorso secolo, oggi tende a privilegiare l’aspetto della conservazione e della gestione del patrimonio culturale, ma, senza la partecipazione dei cittadini di Perugia, anche questa gloriosa Istituzione è destinata a periodi di grandi difficoltà. La Fondazione per l’Istruzione agraria in Perugia è forse l’ultimo regalo che i fatti del XX giugno 1859 hanno lasciato alla nostra città ed è bello pensare che da tragici fatti possono nascere “fiori” come quello di cui abbiamo parlato.

 

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