La tutela dell’ambiente, in quanto bene pubblico è di fondamentale importanza sia per la vita dell’essere umano che per la sopravvivenza di tutto l’ecosistema. L’ambiente e tutte le risorse che usa l’uomo seguendo le logiche dettate dalla massimizzazione del profitto comporta un uso eccessivo e opportunistico delle stesse.
Questo articolo vuole mettere in luce il duro lavoro svolto dalla Cooperativa pescatori del Trasimeno che lotta da anni contro il deterioramento dell’area del lago umbro. Prima di addentrarci nell’analisi del Lago Trasimeno è di fondamentale importanza chiarire alcuni concetti. Perché si è scelto di parlare di questa realtà? La risorsa ittica è inquadrabile nelle risorse rinnovabili, ovvero risorse di facile sfruttamento e questo rende l’analisi ancora più difficile rispetto alle risorse non rinnovabili (nel caso del Lago Trasimeno le uniche analisi delle famiglie ittiche presenti sul territorio ci arrivano grazie al lavoro dei pescatori).
Per chiarezza distinguiamo le risorse rinnovabili non esauribili cioè quelle che hanno un ciclo di vita continuo (si pensi all’energia solare) con quelle esauribili (come l’ittica) dove lo stock disponibile non è sempre costante e lo sfruttamento di questa non può essere illimitato. Tali risorse proprio perché non soggette ad estinguersi in modo rapido hanno suscitato (erroneamente) meno interesse da parte dell’opinione pubblica. Fondamentale è la capacità della risorsa ittica di riprodursi (purtroppo non illimitatamente e anche se il bacino preso in considerazione non venisse toccato dall’uomo avrebbe comunque problemi con i normali equilibri di vita) e quindi l’attività dei pescatori è importante poiché teoricamente va a prelevare quello che la risorsa stessa produce in eccesso.
Quello che succede quasi in ogni ecosistema, denunciato sia da Hardin (1968) che da Elionor Ostrom (2006) è che si decide di utilizzare il bacino in modo eccessivo portando in alcuni casi all’estinzione di alcune specie. La possibilità di riproduzione di una risorsa composta da esseri viventi (in questo caso il pesce) dipende quindi dalla capacità di sfruttarla ma allo stesso tempo preservarla e salvaguardarla. È importante sottolineare che l’ambiente dove si trova la risorsa ittica è dinamico e la conservazione delle singole specie dipende sì dall’uomo ma soprattutto dalle relazioni che si istaurano nell’ecosistema marino.
Il lavoro dei pescatori può avere effetti sia positivi che negativi, tra questi sottolineiamo che se la quantità di pesce prelevata è superiore rispetto allo stock disponibile si avranno problemi ambientali e anche se stiamo parlando di una risorsa rinnovabile il pericolo di estinzione non è da escludere. Tra gli effetti positivi si ricorda che se non si va a prelevare la risorsa e si mantiene l’area di interesse allo stato brado si avranno problemi di sopravvivenza (squilibri tra predatore e preda).
Il pescatore quindi interviene sì per prelevare la risorsa ai fini di sfruttamento ma anche per poter raggiungere un livello di stock accettabile e salvaguardare quindi gli equilibri nell’area di interesse.
Data la possibilità di estinzione della biodiversità o di deterioramento del bacino è doveroso consolidare un’economia sostenibile ed un’etica ambientale per poter appianare i comportamenti opportunistici dell’uomo. Una via per poter scongiurare questi comportamenti è l’applicazione delle teorie dell’Economia Civile, un nuovo modo di vedere il mercato basato sui beni relazionali e sui valori come rispetto, reciprocità e sostenibilità spesso dimenticati dall’attuale mercato (L. Bruni & S. Zamagni, 2004). Questa via alternativa vede l’amministrazione e gestione del bene comune affidato alle cooperative poiché hanno un approccio etico, sostenibile e comunitario. L’esempio che va ad intrecciare sostenibilità e cooperazione è proprio la Cooperativa Pescatori del Trasimeno.
Ho scelto di parlare di sostenibilità e di prendere in analisi questa Cooperativa per poter sensibilizzare e mettere in luce i cambiamenti climatici, tema di estrema attualità.
Con il riscaldamento globale anche il Trasimeno ha risentito di questo problema portando un ingente innalzamento delle temperature che ha avuto come conseguenza l’estinzione o riduzione della fauna ittica, l’abbassamento delle acque ed un clima paludoso che ha portato un aumento di insetti e piante infestanti rendendo la vita e l’attività di pesca più difficile.
Il pesce è il primo animale a risentire degli effetti dell’inquinamento, basta pensare che le dimensioni dei pesci presenti nel Lago Trasimeno si sono raddoppiate e la stessa morfologia ha subito importanti cambiamenti (il Persico fino a 30 anni fa era la metà di come è ora!).
Il giorno 16 Gennaio 2019 sono andata personalmente alla Cooperativa Pescatori del Trasimeno per poter somministrare un questionario rilevante per la mia tesi di laurea ed in quella mattinata ho potuto anche vedere il rientro dei pescatori partiti durante la notte, la struttura con sede a San Feliciano (Perugia) e conoscere il direttore della Cooperativa Valter Sembolini.
Le domande somministrate sono state fondamentali per poter comprendere le attività svolte dalla Cooperativa presa in analisi, essa non si occupa solo di massimizzare il proprio profitto ma ha a cuore il bene comune e tutto l’ecosistema del Lago Trasimeno. Il non voler utilizzare plastica, il voler censire e aiutare tutta la fauna presente in quell’area (anche gli uccelli acquatici spesso considerati nocivi per l’attività dei pescatori) e la collaborazione stretta con Legambiente per la raccolta di oggetti inquinanti permettono alla Cooperativa di acquistare un valore aggiunto notevole e un grandissimo vanto per tutta la regione Umbria. Ho visto Valter Sembolini parlare con i pescatori appena rientrati dalla pesca e il grande rispetto che nutre per tutti i suoi soci dipendenti e dipendenti, lui stesso tratta la risorsa ittica con grande attenzione e all’interno della Cooperativa gli sprechi sono ridotti al minimo, tutto il pesce viene lavorato e trasformato.
Cosa è emerso da questo questionario?
1) I cambiamenti climatici hanno influenzato tantissimo il lavoro della Cooperativa negli anni;
2) Purtroppo nei prossimi anni non ci sarà più lo stesso stock disponibile di risorse;
3) Negli anni sono state inconsapevolmente immesse specie che hanno provocato l’estinzione delle specie autoctone. Tra le specie estinte ricordiamo la Rovella scomparsa negli anni ‘90;
4) La Cooperativa nonostante il deterioramento dell’area (dovuto principalmente ai punti precedenti) cerca di sopperire a tutti quegli interventi che dovrebbero essere affidati ad un ente statale.
La Cooperativa non ha solo a cuore la sostenibilità ma anche il capitale umano e vanta di avere all’interno del suo organico ben 30 soci pescatori tutti con diritto di voto. Negli anni ’20 i pescatori del luogo istituirono la cooperativa per uno scopo comune e mutualistico per poter garantire attrezzature, beni e servizi adeguati, condizioni di lavoro migliori e anche diritto di voto durante le assemblee.
Siamo difronte a una realtà non solo storica ma che riesce ad attuare in modo concreto l’Economia Civile proposta da Stefano Zamagni (2005).
Ho preso in analisi questa cooperativa e l’ecosistema del Lago Trasimeno per poter dimostrare in modo concreto sia i cambiamenti climatici (ormai quasi irreversibili) e le misure adottate da questa Cooperativa per poter garantire sostenibilità, eticità e la cooperazione tra uomini che conduce ad un rispetto per una risorsa di grande qualità che merita di essere difesa e tutelata.
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Gloria Sabatini, laureata in Filosofia ed Etica delle Relazioni (curriculum Filosofia ed Economia Civile) presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia. Il suo personale interesse per la tutela dell’ambiente è stato fondamentale per poter scrivere la sua tesi di laurea sperimentale: “Analisi della Pesca sostenibile nella zona del Lago Trasimeno. Beni comuni, cooperazione ed etica”.