Stando al testo monografico “The Villa” dello storico dell’architettura James S. Ackerman[1], la Villa, intesa come tipologia edilizia, è quella che più lascia spazio alla poetica del progettista, in quanto scevra da funzionalismi seppur destinata all’otium e al diletto. Ciò consente di assumere tali opere come oggetti di studio delle peculiarità progettuali, e del gusto, tanto del Tempo della quale è monumento, quanto delle scelte dell’architetto (e, spesso, anche del gusto della committenza).
Ackerman, oltre a tracciarne la storia dalle origini romane alla quotidianità, classifica due tipologie di Villa sulla base, principalmente, del dislocamento delle stesse sul territorio e dei caratteri compositi e architettonici.
Coesistono, dunque, due tipologie di ville: la prima, la villa suburbana, si colloca poco distante dal centro cittadino, presenta un linguaggio architettonico tipico del Palazzo urbano e non ha una conformazione tale da ospitare eventuali stalle o rimesse, poiché il suo mantenimento proviene esclusivamente dal negotium urbano del proprietario; la seconda, invece, la villa agreste[2], è tipicamente immersa in un contesto rurale, il linguaggio architettonico si discosta da quello del Palazzo urbano e prevede spazi destinati al bestiame o alle rimesse in quanto il mantenimento della stessa può definirsi “autonomo”.
La Villa del Colle del Cardinale (Fig. 1), seppur ad un primo sguardo possa sembrare una tipica villa agreste, nasce come dimora suburbana.
Voluta dal Cardinale Fulvio della Corgna[3], edificata tra il 1575 e il 1580 passò, con la caduta della famiglia, in mano ai Conti Oddi Baglioni[4] intorno alla metà del XVII secolo, per poi essere acquistata nella seconda metà dell’Ottocento, dal Commendatore Ferdinando Cesaroni[5]. Suo figlio, durante gli anni Venti del Novecento la vendette all’Avvocato Luigi Parodi[6]. La villa, così, rimase in mano dei Parodi fino al 1997, anno in cui venne acquistata dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria.
Sulla base di testimonianze cartografiche e iconografiche è possibile ricostruire la storia degli interventi compiuti: mentre la facies della stessa si è conservata prevalentemente intatta nel tempo, il giardino e l’ingresso esterno hanno subito notevoli cambiamenti, special modo sotto la proprietà dei Conti Oddi Baglioni. Osservando, infatti, l’affresco parietale (Fig. 2) presente in una delle lunette dello scalone d’onore coevo alla villa, è possibile notare come questa sia giunta fino a noi inalterata nel suo aspetto, mentre gli esterni si mostrano privi dei tracciati planimetrici a ferro di cavallo e delle rampe d’accesso al piano del parterre[7].
Come detto, la villa può essere classificata come suburbana: i bugnati laterali che incorniciano lo schema paratattico[8] delle facciate e le cornici marcapiano che ritmano altimetricamente i prospetti, sono linguaggi propri della tipologia del Palazzo urbano.
Lo schema di facciata ha uno stampo fortemente sangallesco: ciò non deve stupire poiché il Sangallo[9], oltre ad aver delineato l’ideale di Facciata del Palazzo urbano con il progetto per Palazzo Farnese in Roma[10], è padre della Rocca Paolina perugina: testimonianza fisica della sua presenza presso Perugia; è dunque legittimo pensare come gli architetti umbri, coevi e posteriori, fossero stati influenzati dalle opere e dalla poetica dello stesso.
Un’altra fonte che testimonia la presenza dell’architetto in Umbria, è riscontrabile nella dimora suburbana del Cardinale Tiberio Crispo[11] presso Orvieto, ossia Palazzo Crispo (oggi Crispo Marsciano Fig. 3), progettato da Antonio da Sangallo il Giovane, viene terminato dallo scultore ed architetto orvietano Ippolito Scalza[12].
Comparando il prospetto principale di palazzo Crispo con quello principale della villa, è immediatamente percepibile l’estrema somiglianza tra i due.
Ci si soffermi brevemente sulla figura dello Scalza e dei suoi familiari: il fratello, Ludovico Scalza[13], a differenza di Ippolito, operante esclusivamente ad Orvieto, lo si trova attivo a Perugia, tanto in veste di scultore, quanto in veste di architetto: a lui sono attribuiti interventi su Palazzo Baldeschi al Corso, sito in Perugia, e il Monumento Funebre per Giulio Orandini, collocato presso il Duomo di Perugia. Ludovico Scalza è anche tra gli architetti che presso l’Augusta, in assenza di Galeazzo Alessi[14], era addetto alla direzione dei cantieri di progetti di quest’ultimo.
Seppur siano assenti documentazioni a conferma della presenza di Ippolito a Perugia e del rapporto dello stesso con il Cardinale Fulvio della Corgna, comparando la villa con altre opere dell’architetto, non mancano elementi architettonici e schemi compositivi perfettamente sovrapponibili tra loro.
Una delle architetture dell’Orvietano alla quale mostrare interesse è Palazzo Buzi, piano terreno del quale presenta una conformazione planimetrica specifica (Fig. 4): varcato il portale d’ingresso si accede ad un lungo corridoio pari alla larghezza del palazzo, sul quale affacciano ambienti di forme quadrangolari. Se si osserva lo schema planimetrico del piano terra della villa (Fig. 5), sarà semplice notare come anche quest’ultima presenti la stessa composizione: varcato l’ingresso principale, si apre al visitatore un lungo corridoio sul quale affacciano ambienti quadrangolari.
Gli elementi che però destano più interesse per la loro somiglianza sono, senza alcun dubbio, le cornici delle finestre dei piani mezzani; si prendano in esame, quelle della villa: intonacate di bianco (Fig. 6), mostrano delle decorazioni sinuose, costituite da delle volute estremamente schematiche, quasi frutto di un gusto non ancora maturo.
Se si mettono queste ultime a paragone con alcune tra le cornici progettate da Galeazzo Alessi (Fig. 7 e Fig. 8) è possibile notare come le linee sinuose garantite dalle schematiche volute siano presenti anche nelle aperture alessiane: tuttavia, seppur estremamente simili, risulta evidente come le cornici della villa e le cornici dell’Alessi presentino una mano diversa.
Continuando con l’analisi comparativa, si giunge alle cornici Scalziane: se si osservano tanto i disegni progettuali (Fig. 9), quanto le cornici effettivamente realizzate (Fig. 10), in entrambi sono presenti gli elementi decorativi propri delle cornici delle finestre mezzane di Villa del Colle del Cardinale. Invece, come si è già chiarito, nella villa queste risultano essere schematiche, quasi acerbe, nelle cornici presenti ad Orvieto, gli elementi decorativi e lo schema compositivo delle stesse risultano ben più definiti e, presumibilmente, frutto dello stesso disegnatore. Contestualizzando il tutto in termini cronologici, la Villa del Colle del Cardinale è antecedente ai progetti orvietani dello Scalza.
In conclusione, osservando la Villa del Colle del Cardinale, ripercorrendone la storia e comparandola con realtà umbre coeve, può dirsi che essa sia una delle opere emblematiche dell’architettura umbra del suo tempo, dal momento che, unisce il linguaggio architettonico del perugino e dell’orvietano. In Umbria, quindi, anche se con indubbie contaminazioni romane, si delinea un linguaggio proprio ed identitario dettato da contaminazioni provenienti dall’Urbe, ma basato soprattutto sull’espressione propria dei progettisti locali.
[1]James Sloss Ackerman (San Francisco, 1919 – Cambridge, Massachusetts, 2016) è stato docente presso Harvard: il suo testo “The Villa”, del 1990, è da considerarsi “obbligatorio” se si vuole comprendere la tipologia edilizia in questione.
[2]Un esempio di villa agreste può considerarsi Villa Barbaro a Maser, progettata dal Palladio, sita in Maser, Treviso, e datata 1550.
[3]Fulvio Giulio della Corgna (Perugia, 1517 – Roma, 1583) vescovo e cardinale, nipote di Papa Giulio III, fratello della madre Giacoma Ciocchi del Monte, esponente di una delle più importanti famiglie perugine del tempo insieme al fratello Ascanio.
[4]Famiglia Oddi Baglioni: nobile famiglia perugina nata dall’unione della casata degli Oddi con la casata dei Baglioni.
[5]Commendatore Ferdinando Cesaroni (Fratta Todina, 1836 – Perugia, 1912).
[6]Luigi Parodi, avvocato genovese.
[7]Piano esterno rialzato su basamento.
[8]Facciata priva di elementi che scandiscono lo schema compositivo: gli elementi sono posizionati, con ordine, scissi tra loro (contr. schema sintattico: presenza di elementi, es. paraste, che evidenziano lo schema compositivo).
[9]Antonio da Sangallo il Giovane, architetto (Firenze, 1484 – Terni, 1546).
[10]Commissionato da Papa Paolo III Farnese ad Antonio da Sangallo il Giovane (poi terminato da Michelangelo), è datato 1541 – 1580 ca.
[11]Tiberio Crispo, Cardinale (Roma, 1498 – Sutri, 1566) legato pontificio per Papa Paolo III in Perugia dal 1545 al 1548.
[12]Ippolito Scalza, scultore e architetto (Orvieto, 1532 – Orvieto, 1617) proveniente da famiglia di scultori orvietani, attivi ad Orvieto.
[13]Ludovico Scalza, scultore e architetto (Orvieto, 1532 (?) – Orvieto, 1611).
[14]Galeazzo Alessi, architetto (Perugia, 1512 – Perugia, 1572) uno dei possibili progettisti della villa.
Bibliografia
a cura di C. Benocci, Giuseppe M. Della Fina, C. Fratini, STORIA DI ORVIETO, Quattrocento e Cinquecento, Tomo I, 2010, Pacini Editore, Pisa (PI).
a cura di A. Satolli, Orvieto, Nuova guida illustrata, 1999, Ediprint Service srl, Città di Castello (PG).
Satolli, Alberto Satolli per Ippolito Scalza, 1993, Gattei Stampa & Stampa, Euroarte sas – Rimini (RN).
BOLLETTINO PER I BENI CULTURALI DELL’UMBRIA, Numero speciale per i 500 anni di Galeazzo Alessi, Anno 5, 2012, numero 9, BetaGamma editrice.