Sono arrivata ad un certo punto della mia vita e ho capito improvvisamente di aver vissuto cambiamenti storici e di aver avuto la fortuna di non essere una spettatrice esterna ma di esserci stata dentro, con tutte le difficoltà ma anche le ricchezze che questo comporta.
A undici anni un telegiornale, ascoltato come al solito con mio padre, mi fece improvvisamente passare dall’infanzia all’adolescenza. Ricordo che eravamo in piedi davanti al televisore appena acceso e annunciarono l’assassinio del presidente Kennedy. Da quel momento la mia vita non fu solo salti, capovolte, verticali e altri esercizi di ginnastica artistica. Quell’improvvisa adolescenza significò interesse politico, studio dell’inglese e letture certo più grandi della mia età. Soprattutto gli ideali di giustizia sociale, l’integrazione razziale, la difesa della natura, l’impegno concreto, seppure ancora infantile, per costruire un mondo migliore divennero il mio sogno e il mio obiettivo per tutta la vita. All’alpinismo, praticato assieme agli studi di medicina dai diciotto anni, debbo il grande bagaglio di esperienze internazionali che ho avuto la fortuna di fare. L’alpinista è una persona che amo definire senza frontiere e passaporti, senza barriere linguistiche. Un cittadino del mondo, di quel mondo che tanto volevo conoscere e cambiare da quel famoso 1963. Ho attraversato il muro di Berlino, ho condiviso le difficoltà di amici che erano al di là delle varie frontiere. Molte le ho viste cadere e tante assurde barriere ho visto costruire. Ho sognato l’Europa e l’ho vista realizzata. Ho combattuto e aiutato tanti Ultimi e ne ho visto nascere purtroppo tanti altri. In diversi momenti ho concretizzato il mio sogno adolescenziale, soprattutto con la collaborazione con il forum Peace and Sport e con la Partnership della Montagna della FAO.
C’è un cambiamento che oggi mi appare più evidente. È il rapporto tra l’Uomo e l’Ambiente. Nella professione medica abbiamo studiato i danni della sedentarietà sulla nostra salute (parlo al plurale perché tutto è stato fatto con mio marito Francesco Coscia), ma andando oltre, il nostro focus è stato il movimento in ambiente naturale e l’importanza di ritrovare un feeling tra Uomo e Natura. Pienamente convinti di ciò e allo stesso tempo guardati come i soliti alternativi per tanti anni. Finalmente, quasi di sorpresa, sento che la difesa della Terra non è più relegata nei convegni degli ambientalisti ma diventa il punto centrale delle agende politiche e dei più prestigiosi meeting scientifici. Al tempo stesso molte persone si stanno accorgendo che l’ambiente in cui si vive ha un grosso impatto sulla salute e richiedono spiegazioni mediche e rimedi efficaci.
Non più fantasiosi alternativi? Cosa è successo? I cambiamenti climatici sono divenuti evidenti a tutti.
La pandemia da COVID 19 ha messo il genere umano davanti alla sua grande fragilità, malgrado l’alto livello della scienza medica. Sembravano solo storia la Peste, la Spagnola, la Poliomielite. Invece arriva una pandemia che sembra un’invincibile paralisi del mondo. La vivo da medico ma la osservo da animale della natura. Gli uomini sono fermi ma il resto della natura va avanti e passano due inverni, due primavere e due estati e poi nuovamente l’autunno. La Terra sembra respirare meglio con l’Uomo fermo e l’Uomo avverte il bisogno di ritrovare il feeling perso con la natura.
Siamo ad un punto di non ritorno? Non credo. Penso che siamo ad un bivio, da una parte l’Antropocentrismo, dall’altra il Biocentrismo, il solito dilemma.
Nel 1998, a cinquant’anni dalla firma della Carta dei Diritti dell’Uomo, avevamo organizzato un convegno “ Diritti dell’Uomo e Diritto all’Ambiente”. Lì si erano confrontate tante persone, da biologi, a giuristi, economisti. Si era parlato anche di eco mafie, argomento allora nuovo. Le posizioni tra chi voleva l’Uomo protagonista e chi restava fermamente ambientalista, direi quasi estremo, emarginante il genere umano quasi come un nemico, non trovavano un equilibrio. Antropocentrici o Biocentrici? Oggi mi sembra chiaro che la via giusta non è una scelta tra le due ma la difesa del Bios. C’è una sola Vita che deve inglobare necessariamente Uomo e Natura, riportandoli ad un’armonica convivenza, ovunque sia questa vita, dalle Terre Alte ai Deserti. L’uno ha bisogno del benessere dell’altra.
La vita dopo il Covid sarà diversa. Questa frase non deve essere un luogo comune, un ripetere parole prive di concretezza. Necessariamente dobbiamo trovare un modo di vivere diverso. Molti avvertono chiaramente quest’esigenza, altri hanno bisogno di essere indirizzati verso questo nuovo equilibrio. Ho la chiara percezione, anche come medico, che le scelte urgenti di oggi saranno la base necessaria per la realizzazione di un’ecologia globale che garantirà più salute al Genere Umano e alla Terra. Dovremo affrontare i postumi fisici e psicologici lasciati dalla pandemia e l’esercizio fisico in ambiente naturale è sicuramente un coadiuvante nella terapia di tutto ciò.
Cito da un precedente articolo di questa rivista, La montagna nella tragedia greca, la concezione greca di oros, che designa come montagna un posto non necessariamente alto ma un qualcosa di esterno all’attività della polis, un luogo ricco di divinità e simboli, un luogo dello spirito. Se il genere umano ritroverà questi luoghi di certo li difenderà e avrà un salutare riadattamento fisiologico alla natura. Ho il piacere di concludere queste mie riflessioni ricordando una cosa importante: il 2022 è stato proclamato dall’ONU “ International Year of Sustainable Mountain Development “. Sono membro della Mountain Partnership della FAO dalla sua nascita, il 2002 International Mountain Year. Mi sembra significativa ed esplicativa del lavoro fatto in 20 anni l’aggiunta delle parole Sustainable Development.ù
Bibliografia
M.Marchini e P.V.Gigliotti “Montagna degli Alpinisti e Montagna dei Montanari” in La rivista della montagna, 1982
“Palestre al Sole”. Atti del Convegno a cura di F. Coscia 1993
“Diritti dell’Uomo e diritto all’Ambiente”. Atti del Convegno a cura di F. Coscia e P.V. Gigliotti 1998
Michele Coscia, “La montagna nelle tragedie greche”, in Studi Umbri, vol. 11, n.2 (2019)
“Antropocentric or Biocentric?” Giornale Diplomatico 2022. Atti Webinar “So Harsh, so Fragile: Exploring the Relationship among Man, Mountain and Dryland”. Tel Aviv 2022
F. Coscia P.V. Gigliotti, “The Life after”, in Sport as a Lifestyle, Istanbul 2022
Paola Virginia Gigliotti è nata a Catanzaro nel 1952. Ha studiato Medicina e Chirurgia a Perugia, dove ha fatto il medico di famiglia fino al 2011. Alpinista, soprattutto con grande curriculum invernale esplorativo nei Monti Sibillini ma anche in Sinai, Sahara, Ande, Himalaya, Alpi. Membro, prima del Council e in seguito del Board, dell’Unione Internazionale Associazioni Alpinistiche. Membro della Mountain Partnership della FAO e del forum Peace&Sport, Principato di Monaco. Premio della Presidenza della Repubblica, 11 dicembre 2006 Giornata Internazionale della Montagna “Per le sue molteplici attività di ricerca scientifica in montagna e il supporto alle popolazioni di montagna”. Attualmente lavora in Val Pusteria come medico di competizioni nazionali e internazionali e per l’emergenza Covid. Abita in Austria, con l’incarico di Corrispondente Consolare per il distretto di Lienz.