L’amicizia con Luigi risale ai primi anni Novanta e, come scriveva lui stesso presentando una mia mostra, è iniziata giocando a pallone nei campetti della periferia perugina. Luigi era un difensore difficilmente superabile, elegante nei movimenti e con un ottimo lancio lungo. Da quei campetti in terra battuta (dei quali ricordo con nostalgia la scarsa illuminazione, il fondo malmesso, e quelle partite epiche in gelide serate di inverni come non ce ne sono più), è nata quella che considero la mia ultima amicizia “giovanile”, non per il dato anagrafico (avevamo superato entrambi, e ampiamente, i trent’anni), ma per il contesto spensierato di sfida e di gioco nel quale ci siamo incontrati.
Ci mettemmo poco, frequentandoci, a scoprire l’interesse comune per autori come Zweig, Schnitzler, Buzzati, Lernet – Holenia, Bontempelli… e poi la stessa passione per la pittura del Novecento Italiano, Sironi, il Realismo Magico e Donghi, la Metafisica… Durante le lunghe passeggiate in centro, negli aperitivi pomeridiani, nelle tante serate trascorse insieme, emersero i ricordi dei nostri anni romani, che contribuirono a definire quel retroterra comune che è fondamento di ogni rapporto. Negli anni ho apprezzato l’ironia e insieme la profondità, mai formale, delle sue considerazioni, e condiviso un suo certo disincanto per le vicende politiche dei nostri giorni, un suo sguardo non allineato sulla cultura “ufficiale”, della quale percepivamo la sempre più frequente inconsistenza.
Non posso non ricordare poi, in queste brevi note, la generosità di Luigi che mi ha permesso di pubblicare, su “Diomede” prima, su “Studi Umbri” in seguito, riflessioni e recensioni di argomento artistico.
Da quelle partite di calcio sono trascorsi decenni, e sembrano appartenere ormai ad un’altra epoca, ma l’amicizia con Luigi ha attraversato intatta tutto questo tempo, fresca come il vento che spazzava quei campetti quando la sera correvamo dietro ad un pallone.
Paolo Bellegrandi